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Attenzione questo è un
articolo serio:
La pornografia
Questo breve excursus storico permetterà di affrontare il concetto più delicato
di “libertà sessuale”, affiancato a quello più semplice di educazione sessuale,
purtroppo ancora oggi delegato senza
alcune regole chiare e precise alle agenzie “educative” della nostra
società.
Accenni di storia
Anche se alcune immagini fortemente erotiche, legate alla simulazione del
rapporto sessuale,
sono facilmente riconoscibili negli affreschi recuperati negli scavi di Pompei e
appartenuti ai
famosi “lupanari” è importante differenziare l’aspetto tipico dell’erotismo da
quello più
complesso e “controverso” della pornografia.
L’erotismo è
l’espressione più “tollerata” della nudità: quando riferita all’atto sessuale,
l’eccitazione
nasce e si manifesta semplicemente perché scatenata dall’immaginazione del
semplice contenuto
erotico. La pornografia,
invece è la rappresentazione esplicita dell’atto sessuale, dove i genitali
hanno ampio spazio nello scenario visivo lasciando poche possibilità
all’immaginazione.
Ecco, allora, che la pornografia mette in mostra quanto accade durante il
comportamento sessuale dell’essere umano facendo rimanere indigesta la “pubblica
indecenza” non solo dell’atto della copula,
ma soprattutto dell’osservazione dell’organo genitale maschile in piena
erezione.
I primi materiali fotografici e filmici risalgono al 1969: piena rivoluzione
sessuale. Oltre agli Stati Uniti
che interpretarono il “permissivismo” del periodo iniziando a strutturare
cambiamenti anche legislativi in merito al tema della pornografia, molti altri
paesi europei come la Danimarca, la Scandinavia,
la Germania, l’Olanda, il Belgio e la Francia “decriminalizzarono” la produzione
e la distribuzione della pornografia stimolando la nascita di cinema hard, sex
shops e
zone delle città definite quartieri “a luci rosse” dedicate ai piaceri del sesso
e dove i peepshows e
i live
showsrecitavano
il ruolo principale. (esempi: Pigalle a Parigi, Soho a Londra e il Tenderloin a
San Francisco).
Negli anni '70,
l’affermazione dell’hard è
l’espressione di un epifenomeno della vittoria del
“permissivismo”. Anche se le varie sentenze giudiziarie e le possibili
regolamentazioni giuridiche di
questi paesi hanno provato ad impedire il proliferarsi di materiale
pornografico, nasce il fronte
definito dei pornocrates,
ovvero la perfetta integrazione tra i pornografi, gli intellettuali, le riviste
e la gente del cinema.
L’industria del porno inizia ad ingigantirsi e soprattutto, a fatturare cifre
che nel tempo saranno
destinate solamente ad aumentare.
I registi del porno accettano le sfide più curiose cercando di rappresentare nei
loro lungometraggi
non solo l’aspetto simbolico dell’atto sessuale, ma introducendo elementi che,
in un continuum
temporale, vanno a scuotere l’opinione pubblica. L’esempio del porno
chic nato
con il famosissimo
film con Linda Lovelace "Deep Throat (Gola Profonda), evidenziò da un lato
l’espressione artistica
dell’attrice e dall’altro l’inizio di una lotta, intrapresa soprattutto dalla
femministe “antiporno” sulla salvaguardia dello sfruttamento della donna.
Gli anni '80
furono segnati da un grande mutamento sociale: il porno diventa di
massa.
Infatti,
viene meno la produzione dei filmati hard nelle
sale dei cinema definiti a “luci rosse”, mentre viene favorita la diffusione
della videocassetta, che introduce l’uso privato e casalingo del materiale
pornografico.
Oltre alla trasformazione legata al prodotto tipicamente cinematografico, dove
l’attenzione alla
trama e alla storia trasforma i linguaggi del
porno utili a raccontare l’esperienza hard
core,
gli stessi
attori passano da una tipologia definita di “recitazione” e fiction alla
categoria dei performers.
“..nel mondo del video la capacità di recitare è meno richiesta della qualità
estetica dei corpi…coloro che provengono da esperienze di recitazione lasciano
il posto a modelli/e, e ancora più a dilettanti di bell’aspetto capaci di
esprimere la propria sessualità di fronte alla videocamera”.
In altre parole l’avvento della videocassetta oltre a rendere più fruibile il
prodotto pornografico,
avvicina non solo i fruitori, ma anche gli eventuali “sostenitori” a promuovere
una nuova idea e consapevolezza dell’immaginario hard.
Gli anni '90
si aprono quindi con un’importante trasformazione nei contenuti dell’hard.
John Stagliano introduce il metodo della “camera a mano”, quindi concede a chi
guarda il video
di immedesimarsi totalmente nell’azione altamente erotica girata dal
protagonista.
Vengono introdotte alcune novità come l’approccio gonzo dove
i costi di produzione sono bassissimi
e l’esagerato realismo del girato permette ancora una volta ai fruitori del
porno di immedesimarsi nell’esperienza narrata e visualizzata. Di questo stesso
filone sono anche i film amateurs e
quelli definiti castings.
I primi rappresentano ipotetiche scene girate dai performers come a
rappresentare possibili “spaccati” di vita quotidiana, i secondi, invece sono la
rappresentazione del “dietro le quinte” dove l’immagine hard è
caratterizzata dalla scelta di eventuali protagonisti anche alle prime armi.
Gonzo, Casting e Amateur possono
essere la rappresentazione di un unico modello stilistico: all
sex.
Questi “girati” hanno la caratteristica di essere “seriali” e spesso
rappresentati semplicemente dalla camera da letto all’interno della messa in
scena.
Il nuovo millennio
si è imposto con ulteriori trasformazioni sia da un punto di vista stilistico
che
divulgativo. Le videocassette diventano CD e la fruibilità tipica del
videonoleggio lascia il testimone
ad Internet. Per quanto riguarda le caratteristiche del porno
contemporaneo è utile riconoscere una tendenza al ritorno dell’estremo, che però
non vuole essere semplicemente l’espressione dei film
girati con dovizia di particolari e trama narrativa tipiche degli anni
'70. Oggi l’estremo spesso
rappresenta la “vera” trasgressione: filmati legati ad alcune forme di tipo
parafilico (urofilia,
gerontofilia, incesto, feticismo etc.), come anche l’espressione di un
particolare atteggiamento più violento, umiliante (lo stupro di gruppo). Inoltre
hanno trovato particolare spazio e consenso
pratiche come la gang
bang,
il bukkake,
il blow
job a
soffocamento, la doppia e
tripla penetrazione etc. L’aspetto realistico è sicuramente quello più ricercato
e l’idea della rappresentazione di poche donne consenzienti, ma sottomesse da un
gruppo spesso particolarmente numeroso di uomini (anche 100)
tende a promuovere una costante: l’idea del maschio violento e sopraffattore.
Femminismo anti-porno e Porno-libertà
Proprio sulla base del maschio violento e sopraffattore nascono, nella seconda
metà degli anni ’70, associazioni di femministe come la Women against Violence
in Pornography and the Media (WAVPM),
che rivendicavano principalmente il diritto alle donne di poter camminare sicure
nelle strade di notte
come di giorno. Le femministe “anti-porno” rimarcavano che un certo linguaggio
dei filmati hard con evidenti componenti violente e sadiche andavano a proporre
agli uomini modelli di comportamento tendenzialmente “razzisti”. La critica
delle femministe rivolta al porno era strettamente indirizzata
agli uomini che potevano godere di una subordinazione, quindi di una
discriminazione delle stesse
donne. La pornografia veniva vista come un contributo alla divulgazione, quindi
alla probabile
imposizione di un’etica sessuale orientata verso stereotipi e false credenze
tutte al maschile, che, all’interno della cultura e della società maschiliste si
qualificava come una concreta violazione dei
diritti civili delle donne.
Ma il periodo rivoluzionario delle lotte femministe anti-porno viene
improvvisamente e
brillantemente “contrastato” da una giovanissima francese Ovidie Becht, che nel
2002, per
mezzo di un breve saggio dal titolo importante quale Porno
Manifesto,
introdusse
una visione “femminista” totalmente rovesciata e definita pro-sex.
Ovidie osservò che l’immagine squallida e antiquata di un femminismo
particolarmente ancorato e fossilizzato nella ricerca della parità tra i sessi
poteva chiudere ed impaurire maggiormente le donne.
In quanto porno attrice cercò di dare luce e visibilità alla sua scelta,
all’idea che la “lavoratrice del sesso”, come solitamente vengono definite le performers,
meritino uno statuto e una considerazione diversa da quel comune senso del
torrido e del proibito che le accompagnano.
Porno Manifesto vuole essere una specie di “guida” che, proprio perché scritto
da una “lavoratrice
del sesso”, da un lato rappresenta la “liberazione delle donne” in quanto
“rivendicazione sessuale”,
ma dall’altro diventa una spina nel fianco per molte di quelle stesse donne
(femministe) sicure di una
“sana ortodossia proibizionista”.
All’interno del breve saggio Ovidie cerca di andare in difesa della pornografia
analizzando tutti quei
discorsi che, stereotipicamente attaccano e accusano il concetto dell’hard.
Alcuni esempi sono:Pornografia
= Pedofilia,
oppure Pornografia
= Prostituzione e
ancora Pornografia
= Degrado.
L’obiettivo di Porno Manifesto non vuole essere quello di “proporre una
revisione completa del
femminismo moderno, ma piuttosto di proporre un’analisi femminista in favore
della pornografia visiva” (Ovidie, 2003). L’idea di una “libera sessualità” è
importante e necessaria allo stesso tempo come
pure pericolosa se non impostata in modo “filogeneticamente” educativo nei
confronti del contesto
socio-culturale di appartenenza.
La situazione italiana
In Italia come rimarcato anche nell’ultimo rapporto EURISPES (IV) sulla
Pornografia (2005) le leggi
relative alla produzione e divulgazione dei filmati Hard sono controverse e
spesso poco chiare, come solitamente accade per le leggi italiane, sono
interpretabili.
Legalmente la diffusione di opere pornografiche in Italia potrebbe integrare la
fattispecie criminosa
di cui agli articoli 528, 529 e 725 del codice penale.
Art. 528 Pubblicazioni e
spettacoli osceni: Chiunque,
allo scopo di farne commercio o distribuzione
ovvero di esporli pubblicamente, fabbrica, introduce nel territorio dello Stato,
acquista, detiene,
esporta, ovvero mette in circolazione scritti, disegni, immagini od altri atti
osceni di qualsiasi specie,
è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa non
inferiore a lire duecentomila. Alla stessa pena soggiace chi fa commercio, anche
se clandestino, degli oggetti indicati nella disposizione precedente, ovvero li
distribuisce o espone pubblicamente. Tale pena si applica inoltre a chi: 1)
adopera qualsiasi mezzo di pubblicità atto a favorire la circolazione o il
commercio degli oggetti
indicati nella prima parte di questo articolo; 2) da' pubblici spettacoli
teatrali o cinematografici,
ovvero audizioni o recitazioni pubbliche, che abbiano carattere di oscenità. Nel
caso preveduto dal
n. 2, la pena è aumentata se il fatto è commesso nonostante il divieto
dell'Autorità.
Art. 529 Atti
e oggetti osceni: Agli
effetti della legge penale, si considerano "osceni" gli atti e gli
oggetti, che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore. Non si
considera oscena l'opera
d'arte o l'opera di scienza, salvo, che, per motivo diverso da quello di studio,
sia offerta in vendita, venduta o comunque procurata a persona minore degli anni
diciotto.
Art. 725 Commercio
di scritti, disegni o altri oggetti contrari alla pubblica decenza:Chiunque
espone
alla pubblica vista o, in luogo pubblico o aperto al pubblico, offre in
vendita o distribuisce scritti,
disegni o qualsiasi altro oggetto figurato, che offende la pubblica decenza, è
punito con l'ammenda
da lire ventimila a due milioni.
Nonostante
un'interpretazione letterale della legge potrebbe portare a pensare che nel
paese sia vietata la diffusione di opere pornografiche, o che tutto
dipenda
dall'interpretazione soggettiva di "osceno"
data dai giudici, di fatto al giorno d'oggi
la sua applicazione si rivela tollerante, situazione simile a quella di altri
stati europei
con legislazioni analoghe.
Per quello che riguarda invece la trasmissione televisiva, in Italia è
vietato trasmettere in chiaro
via etere contenuti vietati ai minori di anni 18 (tra cui ovviamente
rientrano i film e gli spettacoli pornografici), mentre quelli vietati ai minori
di anni 14 o comunque contenenti scene di sesso particolarmente forti, possono
essere trasmessi solo in seconda serata. Questo è regolato dalle
seguenti leggi:
Legge 6 agosto 1990, N.
223, Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato
Art. 15
10. È vietata la
trasmissione di programmi che possano nuocere allo sviluppo psichico o morale
dei
minori, che contengano scene di violenza gratuita o pornografiche, che inducano
ad atteggiamenti
di intolleranza basati su differenze di razza, sesso, religione o nazionalità.
11. È comunque vietata la trasmissione di film ai quali sia stato negato il
nulla osta per la proiezione
o la rappresentazione in pubblico oppure siano stati vietati ai minori di anni
diciotto
13. I film vietati ai minori di anni quattordici non possono essere trasmessi né
integralmente né parzialmente prima delle ore 22.30 e dopo le ore 7
Legge 30 maggio 1995, n.
203, Riordino delle funzioni in materia di turismo, spettacolo e sport
Art. 3
4. La trasmissione
televisiva di opere a soggetto e film prodotti per la televisione che contengano
immagini di sesso o di violenza tali da poter incidere negativamente sulla
sensibilità dei minori, è ammessa, salvo restando quanto disposto dall'articolo
15, commi 10, 11 e 12, e dall'articolo 30 della
legge 6 agosto 1990, n. 223, solo nella fascia oraria fra le 23 e le 7. È da
notare che alcuni film
erotici dotati di trama sono a volte distribuiti in due versioni, una integrale
vietata ai minori di 18 anni
e una rimontata senza le scene di sesso esplicito vietata ai minori di 14 anni,
per permettere
l'eventuale trasmissione di quest'ultima nei palinsesti serali/notturni delle
reti televisive in chiaro.
Nel Giugno 2008 il senatore
Butti del PDL ha proposto un “disegno di legge” Norme
per
la corretta utilizzazione della rete INTERNET a tutela dei minori (N.
664, 2008), dove si
è espresso non solo sulla delicata questione della pedopornografia in generale e
nello
specifico di quella on-line, ma anche sulla possibilità di vietare
l’istituzione di siti nella
rete internet i cui contenuti sono finalizzati direttamente o
indirettamente, come descritto
nell’articolo 1 al punto c: “alla divulgazione o alla pubblicizzazione di
materiale
pornografico con pena fino a 50.000 euro di multa e 5 anni di reclusione
(se passa povero il vostro webmaster Raf!)
Senza entrare troppo in merito nella questione legislativa la sensazione rimanda
come al solito forme
di paura e disagio relative ad un tema delicato e allo stesso tempo fortemente
presente quale quello
della pornografia che, insindacabilmente rappresenta l’espressione “comune”
della possibile
conoscenza dell’esperienza sessuale.
Piuttosto che soffermarsi sulla manifestazione di positivo e negativo legato al
concetto dell’hard
potrebbe essere necessario riconoscere l’importanza di promuovere una salute
sessuale strettamente connessa al concetto più ampio di educazione
sessuo-affettivo-relazionale: ancora oggi inesistente.
o in altre parole se siete su un sito internet con immagini pornografiche, come
in tutte le cose,
bisogna avere moderazione, se godete solo col porno forse avete un problema di
relazioni se invece
usate il porno come puro svago tra una sana scopata e l'altra allora
divertitevi.
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