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40 anni di Storia della pornografia dal 1969 ad oggi


 


 

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 Porno Storia 
Dal 1969 al 2009 - 40 anni 
di storia della Pornografia

 

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Attenzione questo è un articolo serio:

La pornografia

Questo breve excursus storico permetterà di affrontare il concetto più delicato di “libertà sessuale”, affiancato a quello più semplice di educazione sessuale, purtroppo ancora oggi delegato senza
 alcune regole chiare e precise alle agenzie “educative” della nostra società.

Accenni di storia 
Anche se alcune immagini fortemente erotiche, legate alla simulazione del rapporto sessuale,
sono facilmente riconoscibili negli affreschi recuperati negli scavi di Pompei e appartenuti ai
famosi “lupanari” è importante differenziare l’aspetto tipico dell’erotismo da quello più
complesso e “controverso” della pornografia. 
L’
erotismo è l’espressione più “tollerata” della nudità: quando riferita all’atto sessuale, l’eccitazione
 nasce e si manifesta semplicemente perché scatenata dall’immaginazione del semplice contenuto
 erotico. La 
pornografia, invece è la rappresentazione esplicita dell’atto sessuale, dove i genitali
hanno ampio spazio nello scenario visivo lasciando poche possibilità all’immaginazione. 
Ecco, allora, che la pornografia mette in mostra quanto accade durante il comportamento sessuale dell’essere umano facendo rimanere indigesta la “pubblica indecenza” non solo dell’atto della copula,
 ma soprattutto dell’osservazione dell’organo genitale maschile in piena erezione. 
I primi materiali fotografici e filmici risalgono al 1969: piena rivoluzione sessuale. Oltre agli Stati Uniti
che interpretarono il “permissivismo” del periodo iniziando a strutturare cambiamenti anche legislativi in merito al tema della pornografia, molti altri paesi europei come la Danimarca, la Scandinavia,
la Germania, l’Olanda, il Belgio e la Francia “decriminalizzarono” la produzione e la distribuzione della pornografia stimolando la nascita di cinema 
hardsex shops e zone delle città definite quartieri “a luci rosse” dedicate ai piaceri del sesso e dove i peepshows e i live showsrecitavano il ruolo principale. (esempi: Pigalle a Parigi, Soho a Londra e il Tenderloin a San Francisco). 
Negli anni '70, l’affermazione dell’
hard è l’espressione di un epifenomeno della vittoria del
“permissivismo”. Anche se le varie sentenze giudiziarie e le possibili regolamentazioni giuridiche di
questi paesi hanno provato ad impedire il proliferarsi di materiale pornografico, nasce il fronte
 definito dei 
pornocrates, ovvero la perfetta integrazione tra i pornografi, gli intellettuali, le riviste
e la gente del cinema. 
L’industria del porno inizia ad ingigantirsi e soprattutto, a fatturare cifre che nel tempo saranno
destinate solamente ad aumentare. 
I registi del porno accettano le sfide più curiose cercando di rappresentare nei loro lungometraggi
non solo l’aspetto simbolico dell’atto sessuale, ma introducendo elementi che, in un continuum
 temporale, vanno a scuotere l’opinione pubblica. L’esempio del 
porno chic nato con il famosissimo
film con Linda Lovelace "Deep Throat (Gola Profonda), evidenziò da un lato l’espressione artistica
dell’attrice e dall’altro l’inizio di una lotta, intrapresa soprattutto dalla femministe “antiporno” sulla salvaguardia dello sfruttamento della donna. 
Gli anni '80 furono segnati da un grande mutamento sociale: il porno diventa 
di massa. Infatti,
 viene meno la produzione dei filmati 
hard nelle sale dei cinema definiti a “luci rosse”, mentre viene favorita la diffusione della videocassetta, che introduce l’uso privato e casalingo del materiale pornografico. 
Oltre alla trasformazione legata al prodotto tipicamente cinematografico, dove l’attenzione alla
 trama e alla storia trasforma i 
linguaggi del porno utili a raccontare l’esperienza hard core, gli stessi
 attori passano da una tipologia definita di “recitazione” e fiction alla categoria dei 
performers. “..nel mondo del video la capacità di recitare è meno richiesta della qualità estetica dei corpi…coloro che provengono da esperienze di recitazione lasciano il posto a modelli/e, e ancora più a dilettanti di bell’aspetto capaci di esprimere la propria sessualità di fronte alla videocamera”. 
In altre parole l’avvento della videocassetta oltre a rendere più fruibile il prodotto pornografico,
avvicina non solo i fruitori, ma anche gli eventuali “sostenitori” a promuovere una nuova idea e consapevolezza dell’immaginario 
hard
Gli anni '90 si aprono quindi con un’importante trasformazione nei contenuti dell’
hard.
John Stagliano introduce il metodo della “camera a mano”, quindi concede a chi guarda il video
 di immedesimarsi totalmente nell’azione altamente erotica girata dal protagonista. 
Vengono introdotte alcune novità come l’approccio 
gonzo dove i costi di produzione sono bassissimi
e l’esagerato realismo del girato permette ancora una volta ai fruitori del porno di immedesimarsi nell’esperienza narrata e visualizzata. Di questo stesso filone sono anche i film 
amateurs e quelli definiti castings. I primi rappresentano ipotetiche scene girate dai performers come a rappresentare possibili “spaccati” di vita quotidiana, i secondi, invece sono la rappresentazione del “dietro le quinte” dove l’immagine hard è caratterizzata dalla scelta di eventuali protagonisti anche alle prime armi. 
GonzoCasting Amateur possono essere la rappresentazione di un unico modello stilistico: all sex.
Questi “girati” hanno la caratteristica di essere “seriali” e spesso rappresentati semplicemente dalla camera da letto all’interno della messa in scena. 
Il nuovo millennio si è imposto con ulteriori trasformazioni sia da un punto di vista stilistico che
divulgativo. Le videocassette diventano CD e la fruibilità tipica del videonoleggio lascia il testimone
 ad Internet. Per quanto riguarda le caratteristiche del porno contemporaneo è utile riconoscere una tendenza al ritorno dell’estremo, che però non vuole essere semplicemente l’espressione dei film
 girati con dovizia di particolari e trama narrativa tipiche degli anni '70. Oggi l’estremo spesso
rappresenta la “vera” trasgressione: filmati legati ad alcune forme di tipo parafilico (urofilia,
gerontofilia, incesto, feticismo etc.), come anche l’espressione di un particolare atteggiamento più violento, umiliante (lo stupro di gruppo). Inoltre hanno trovato particolare spazio e consenso
pratiche come la 
gang bang, il bukkake, il blow job a soffocamento, la doppia e tripla penetrazione etc. L’aspetto realistico è sicuramente quello più ricercato e l’idea della rappresentazione di poche donne consenzienti, ma sottomesse da un gruppo spesso particolarmente numeroso di uomini (anche 100)
tende a promuovere una costante: l’idea del maschio violento e sopraffattore.

Femminismo anti-porno e Porno-libertà 
Proprio sulla base del maschio violento e sopraffattore nascono, nella seconda metà degli anni ’70, associazioni di femministe come la Women against Violence in Pornography and the Media (WAVPM),
che rivendicavano principalmente il diritto alle donne di poter camminare sicure nelle strade di notte
come di giorno. Le femministe “anti-porno” rimarcavano che un certo linguaggio dei filmati hard con evidenti componenti violente e sadiche andavano a proporre agli uomini modelli di comportamento tendenzialmente “razzisti”. La critica delle femministe rivolta al porno era strettamente indirizzata
 agli uomini che potevano godere di una subordinazione, quindi di una discriminazione delle stesse
donne. La pornografia veniva vista come un contributo alla divulgazione, quindi alla probabile
imposizione di un’etica sessuale orientata verso stereotipi e false credenze tutte al maschile, che, all’interno della cultura e della società maschiliste si qualificava come una concreta violazione dei
 diritti civili delle donne. 
Ma il periodo rivoluzionario delle lotte femministe anti-porno viene improvvisamente e
brillantemente “contrastato” da una giovanissima francese Ovidie Becht, che nel 2002, per
mezzo di un breve saggio dal titolo importante quale 
Porno Manifesto, introdusse
una visione “femminista” totalmente rovesciata e definita 
pro-sex

Ovidie osservò che l’immagine squallida e antiquata di un femminismo particolarmente ancorato e fossilizzato nella ricerca della parità tra i sessi poteva chiudere ed impaurire maggiormente le donne.
 In quanto porno attrice cercò di dare luce e visibilità alla sua scelta, all’idea che la “lavoratrice del sesso”, come solitamente vengono definite le 
performers, meritino uno statuto e una considerazione diversa da quel comune senso del torrido e del proibito che le accompagnano. 
Porno Manifesto vuole essere una specie di “guida” che, proprio perché scritto da una “lavoratrice
del sesso”, da un lato rappresenta la “liberazione delle donne” in quanto “rivendicazione sessuale”,
ma dall’altro diventa una spina nel fianco per molte di quelle stesse donne (femministe) sicure di una
“sana ortodossia proibizionista”. 
All’interno del breve saggio Ovidie cerca di andare in difesa della pornografia analizzando tutti quei
discorsi che, stereotipicamente attaccano e accusano il concetto dell’
hard. Alcuni esempi sono:Pornografia = Pedofilia, oppure Pornografia = Prostituzione e ancora Pornografia = Degrado. L’obiettivo di Porno Manifesto non vuole essere quello di “proporre una revisione completa del
femminismo moderno, ma piuttosto di proporre un’analisi femminista in favore della pornografia visiva” (Ovidie, 2003). L’idea di una “libera sessualità” è importante e necessaria allo stesso tempo come
 pure pericolosa se non impostata in modo “filogeneticamente” educativo nei confronti del contesto
socio-culturale di appartenenza.

La situazione italiana 
In Italia come rimarcato anche nell’ultimo rapporto EURISPES (IV) sulla Pornografia (2005) le leggi
relative alla produzione e divulgazione dei filmati Hard sono controverse e spesso poco chiare, come solitamente accade per le leggi italiane, sono interpretabili. 
Legalmente la diffusione di opere pornografiche in Italia potrebbe integrare la fattispecie criminosa
di cui agli articoli 528, 529 e 725 del codice penale. 

Art. 528 Pubblicazioni e spettacoli osceni: Chiunque, allo scopo di farne commercio o distribuzione
ovvero di esporli pubblicamente, fabbrica, introduce nel territorio dello Stato, acquista, detiene,
esporta, ovvero mette in circolazione scritti, disegni, immagini od altri atti osceni di qualsiasi specie,
 è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa non inferiore a lire duecentomila. Alla stessa pena soggiace chi fa commercio, anche se clandestino, degli oggetti indicati nella disposizione precedente, ovvero li distribuisce o espone pubblicamente. Tale pena si applica inoltre a chi: 1)
 adopera qualsiasi mezzo di pubblicità atto a favorire la circolazione o il commercio degli oggetti
indicati nella prima parte di questo articolo; 2) da' pubblici spettacoli teatrali o cinematografici,
ovvero audizioni o recitazioni pubbliche, che abbiano carattere di oscenità. Nel caso preveduto dal
n. 2, la pena è aumentata se il fatto è commesso nonostante il divieto dell'Autorità. 

Art. 529 Atti e oggetti osceniAgli effetti della legge penale, si considerano "osceni" gli atti e gli
oggetti, che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore. Non si considera oscena l'opera
d'arte o l'opera di scienza, salvo, che, per motivo diverso da quello di studio, sia offerta in vendita, venduta o comunque procurata a persona minore degli anni diciotto
.

Art. 725 Commercio di scritti, disegni o altri oggetti contrari alla pubblica decenza:Chiunque espone
 alla pubblica vista o, in luogo pubblico o aperto al pubblico, offre in vendita o distribuisce scritti,
disegni o qualsiasi altro oggetto figurato, che offende la pubblica decenza, è punito con l'ammenda
 da lire ventimila a due milioni


Nonostante un'interpretazione letterale della legge potrebbe portare a pensare che nel
 paese sia vietata la diffusione di opere pornografiche, o che tutto dipenda
 dall'interpretazione soggettiva di "
osceno" data dai giudici, di fatto al giorno d'oggi
la sua applicazione si rivela tollerante, situazione simile a quella di altri stati europei
 con legislazioni analoghe.

 Per quello che riguarda invece la trasmissione televisiva, in Italia è vietato trasmettere in chiaro
 via etere contenuti vietati ai minori di anni 18 (tra cui ovviamente rientrano i film e gli spettacoli pornografici), mentre quelli vietati ai minori di anni 14 o comunque contenenti scene di sesso particolarmente forti, possono essere trasmessi solo in seconda serata. Questo è regolato dalle
seguenti leggi:

Legge 6 agosto 1990, N. 223, Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato

Art. 15

10. È vietata la trasmissione di programmi che possano nuocere allo sviluppo psichico o morale dei
minori, che contengano scene di violenza gratuita o pornografiche, che inducano ad atteggiamenti
di intolleranza basati su differenze di razza, sesso, religione o nazionalità. 
11. È comunque vietata la trasmissione di film ai quali sia stato negato il nulla osta per la proiezione
o la rappresentazione in pubblico oppure siano stati vietati ai minori di anni diciotto 
13. I film vietati ai minori di anni quattordici non possono essere trasmessi né integralmente né parzialmente prima delle ore 22.30 e dopo le ore 7

Legge 30 maggio 1995, n. 203, Riordino delle funzioni in materia di turismo, spettacolo e sport 

Art. 3 

4. La trasmissione televisiva di opere a soggetto e film prodotti per la televisione che contengano
 immagini di sesso o di violenza tali da poter incidere negativamente sulla sensibilità dei minori, è ammessa, salvo restando quanto disposto dall'articolo 15, commi 10, 11 e 12, e dall'articolo 30 della
legge 6 agosto 1990, n. 223, solo nella fascia oraria fra le 23 e le 7. È da notare che alcuni film
erotici dotati di trama sono a volte distribuiti in due versioni, una integrale vietata ai minori di 18 anni
e una rimontata senza le scene di sesso esplicito vietata ai minori di 14 anni, per permettere
l'eventuale trasmissione di quest'ultima nei palinsesti serali/notturni delle reti televisive in chiaro.

Nel Giugno 2008 il senatore Butti del PDL ha proposto un “disegno di legge” Norme per
 la corretta utilizzazione della rete INTERNET a tutela dei minori 
(N. 664, 2008), dove si
è espresso non solo sulla delicata questione della pedopornografia in generale e nello
 specifico di quella on-line, ma anche sulla possibilità di vietare l’istituzione di siti nella
 rete internet i cui contenuti sono finalizzati direttamente o indirettamente, come descritto
 nell’articolo 1 al punto c: “alla divulgazione o alla pubblicizzazione di materiale
  pornografico con pena fino a 50.000 euro di multa e 5 anni di reclusione
 (se passa povero il vostro webmaster Raf!)

Senza entrare troppo in merito nella questione legislativa la sensazione rimanda come al solito forme
di paura e disagio relative ad un tema delicato e allo stesso tempo fortemente presente quale quello
della pornografia che, insindacabilmente rappresenta l’espressione “comune” della possibile
conoscenza dell’esperienza sessuale. 
Piuttosto che soffermarsi sulla manifestazione di positivo e negativo legato al concetto dell’hard
potrebbe essere necessario riconoscere l’importanza di promuovere una salute sessuale strettamente connessa al concetto più ampio di educazione sessuo-affettivo-relazionale: ancora oggi inesistente.
o in altre parole se siete su un sito internet con immagini pornografiche, come in tutte le cose,
bisogna avere moderazione, se godete solo col porno forse avete un problema di relazioni se invece
usate il porno come puro svago tra una sana scopata e l'altra allora divertitevi.
 

 


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